Monte Pinzat (2061 m)

Per il Ciol del Balansin e la cresta Nord Ovest

Da bambino salivo i pioppi cipressini, quelli dritti e affusolati come campanili e più alti di ogni altro albero. Ne avevamo uno oltre l'aia che superava in altezza i tre piani della casa. Lo salii per gioco, o per noia in qualche giorno d'estate. Venne poi giù con una saetta, durante un temporale; feci visita per giorni alla sua punta, incapace di accettare il triste destino di chi, possente, svettava nel cielo. Sognai, o immaginai più volte, di essere caduto anch'io nella tragedia di quel temporale, accomunandomi romanticamente all'oggetto delle mie conquiste, riconoscendogli allora e per sempre, dignità e rispetto.

Poi ne cercai altri sulle rive delle rogge, con i tronchi difesi da intrichi di rovi. Staccarsi da terra era sempre l'azione più difficile e complicata: tronchi così grossi erano impossibili da abbracciare e i primi rami stavano almeno a tre o quattro metri da terra; le rughe verticali della corteccia mi offrivano appigli fragili che imparai a tirare stringendo forte al contempo l'albero tra le ginocchia, con un'operazione che mi valeva sempre abrasioni che duravano giorni e diventavano viola e poi gialle.

Il pioppo ha un legno flessibile e fragile che imparai a conoscere e usare con cautela; i rami del cipressino sono fitti e disposti in modo caotico nel tronco, creando difficoltà di progressione: costringono a contorsioni e ardue lotte per aprirsi la strada. Sei nell'albero, nessuno ti può vedere tra la cortina delle fronde. Più sali e più tutto diventa delicato, i rami sommitali sono da evitare: lassù solo l'esile tronco terminale offre una qualche sicurezza. Che gioia poter mettere il viso oltre l'ultima fronda! Sentire il vento in faccia, dominare il terrore del dondolio dell'albero che pare volersi sbarazzare di te, osservare avidamente il panorama circostante per scoprire alberi più alti, oggetto di nuove salite.

Ai miei fratelli più piccoli mostravo i graffi su gambe e braccia e dicevo che ero salito fin lassù; mi chiedevano perché, mi davano del matto.

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Il tracciato della salita in rosso e in giallo la prima parte della discesa.

Personaggi e interpreti: Alessandro ("io salgo per di qua anche a occhi chiusi")

Fausto

Andrea ("la sicurezza prima di tutto")

Parete Sud del Pinzat dalla via di discesa ..............................Biglietto lasciato in vetta.

Tutto sommato una via non difficile: qualche passaggio di II nel Ciol, qualcuno di III- nella mugheta fisiognomica; una volta sulla cresta Nord Ovest " per facili roccette in cima".