Cima Leadicia (1898 m)

Cima Ladice nelle carte topografiche e nella "grigia Berti". Il toponimo deriva probabilmente dall'etimo friulano "leat" che significa legato, per intendere forse lo stretto legame del monte col più alto bastione roccioso delle Caserine, unito tramite l'alto valico di forcella Pierasfezza e il crestone del monte Burlaton.

Pur avendo una quota modesta risulta problematico salire in vetta per la grande lontananza dai possibili punti di partenza e per l'assoluta mancanza di sentieri di avvicinamento. Si può avvicinarne le pendici partendo dalla diga del Ciùl e risalendo o il Canal Grande di Meduna o il Canal Piccolo e poi l'affluente di sinistra Canale del Vuar; anche scendere in Canale del Vuar da forca di Caserata può essere una soluzione. Poi bisogna fare i conti con la scomparsa dei sentieri che, se ben ancora riportati nella carta Tabacco 028, sul terreno non ci sono più. Ciò ha comportato una sortita esplorativa precedente all'attacco alla vetta che ci ha portati, me e Fausto, fino alla sorgente a quota 1388.

La sorgente di quota 1388 che sgorga sulla destra del vallone di Pierasfezza in versante nord (foto di Fausto).

La parte scelta per la salita è stato il versante nord da casera Ropa perché avendo a disposizione il rifugio Charpin potevamo spezzare l'esplorazione in due giorni. Abbiamo lasciato delle fettucce di stoffa rigorosamente biodegradabili in modo da facilitarci al momento opportuno.

I poveri resti di Casera Ropa.

Il momento opportuno è giunto ma Fausto non poteva e così sono partito con Adriano che ha un collega di lavoro ottimo conoscitore della Valmeduna e che, quando si deve assentare per bisogni fisiologici, gli dice (spiritoso!): "Vado un momento in Pierasfezza...torno subito!" Così Adriano, curioso di conoscere questi luoghi ha preso la palla al balzo, come si è soliti dire.

Immagine di Cima Leadicia presa da Cima Ettore; la forcella Pierasfezza è situata nella rientranza in corrispondenza di quel catino ingombro di massi in basso e a destra.

La vetta è la prima elevazione a destra nella foto qui sopra e non è la più elevata del monte che appare come l'insieme di placconate sovrapposte che formano una cresta mai percorsa da nessuno e che costituisce forse l'ultimo problema alpinistico delle Prealpi Carniche.

Il verso sud del monte dalla crestina terminale.

A dire il vero anche la parete sud è inviolata e per quanto se ne sa è raggiungibile solo con una pista di camosci denominata Sot Cengla che passa appunto alla base della parete sud (ne conosco l'accesso dal Canal grande di Meduna e la sua percorrenza sarà uno dei miei obiettivi futuri).

Nell'immagine presa da Cima Ettore il tracciato da Pierasfezza fino in vetta.

Adriano in cima dopo 6,45 di salita; le tavolette di legno alla sua destra costituivano forse una croce di vetta. Abbiamo rieretto l'ometto e lasciato un contenitore con il foglio di vetta. Se qualcuno vuol sapere che tipo di contenitore sia deve andare lassù.