Cuesta Brusada

Tempo fa un forestale mi assicurò che l'unico problema alpinistico rimasto in Val Meduna era il percorso integrale della cresta che fa capo alla Cima Leadicia. In seguito ho conosciuto un cacciatore che diceva di aver percorso la cresta e ultimamente un signore nativo di Frassaneit mi ha dichiarato di averla percorsa più volte in entrambi i sensi. Interpellato su ciò il forestale mi dice che i cacciatori aggirano i vari salti di cresta e non seguono il filo e per cui non vale, non è più l'integrale per cresta.

La cresta (qui in foto vista da sud con la Cima Leadicia ultima a sinistra) e chiamata Cuesta Brusada. Sono stato molto indeciso su come affrontare la cresta: in discesa o in salita, in un giorno o due con bivacco in casera Charpin. Alla fine ha prevalso l'idea della "salita" e di impiegare un giorno solo; mi serviva però una giornata con molte ore di luce e ho atteso il solstizio d'estate.

E così eccomi in riva al lago del Ciul in una promettente alba.

Dal Meduna la Cima Leadicia prende il primo sole. I giorni precedenti aveva piovuto e 2 guadi su quattro del Meduna ho dovuto farli in mutande!

Parte della Cuesta Brusada dal Meduna. La cima al centro è la prima elevazione di cresta sopra il Tàmer di Leadicia; tra i cocuzzoli di destra si nota un cengione che scende verso destra: questo conduce in Sot Cengla che è quella fascia boscosa che corre sotto le pareti e in foto la si nota dove doppia lo spigolo roccioso; un larice cresciuto in Sot Cengla permetteva il collegamento con il cengione superiore; poi questo è stato fulminato e ora al suo posto c'è un vecchio canapo per niente sicuro.

Vediamo di dare un poca di concretezza alle parole. La freccia più bassa indica la schiarita a pascolo della casera Charpin; il cimotto indicato dalla freccia mediana è la quota 1293, nelle cartine denominata erroneamente Tàmer di Leadicia: toponimo che è invece di proprietà del pascolo indicato dalla freccia superiore, dove ci sono ancora i poveri resti del ricovero pastorale. Sopra il pascolo le prime due cime della Cuesta Brusada (anche se sembra una sola) a cui segue una profonda sella.

Vediamo la Cuesta Brusada di sguincio con in evidenza il Tàmer di Leadicia in basso a destra; anche da questa foto si capisce come passare dal Tàmer a Sot Cengla (gita futura...).

Eccoci in cima alla quota 1293 con vista sulla prima elevazione di cresta che ha sulla destra una parete strapiombante e il sottostante vallone è detto da lis Gotis per lo stillicidio perrenne che proviene dagli strapiombi.

Il Tàmer di Leadicia che si apre improvviso tra il bosco: magia!

Sono ora in cima alla prima elevazione: il Tàmer è lì poco sotto, più in basso le rocce della quota 1293.

Appena comincio a percorrere la cresta mi accorgo di quanto ha ragione il forestale: le fascie rocciose affiorano ad ovest (come si vede bene nella foto presa da quel punto cardinale) e io le devo affrontare in discesa. Mi accorgo presto che le piste di animali si tengono più in basso e a nord della cresta e vanno a cercare canalini erbosi che passano le rocce con facilità. Allora comprendo di cosa mi parlava il forestale: abbandono le pur invitanti tracce delle bestie e mi tengo in cresta.

Questa che è la terza elevazione mi impegna non poco tra pendii erbosi ripidissimi e rocce strapiombanti; io che non ho allenamento all'arrampicata il giorno dopo avevo i pettorali dolenti segno che mi son dovuto produrre in più di qualche bloccaggio e quando si tira con le braccia vuol dire che è almeno terzo grado!

Ecco un esempio di quanto detto sopra: dalla cima sovrastante l'ampia sella erbosa si potrebbe scendere sfruttando i pendii erbosi sulla sinistra ma non è come discendere direttamente dallo spigolo.

Insomma tra cielo erba e rocce una bella cavalcata. Vedi laggiù sulla sinistra la Fous de la Nearda?

Sbircia tra i spuntoni di cresta Caserine Alte.

Gli ultimi tre speroni da Cima Leadicia.

In vetta!

Un poche di cifre: partito alle 5,30 dalla diga del Ciul vi sono ritornato alle 19,30; quasi 2000 i metri di dislivello in salita; 10 le cime calcate, 9 della cresta più la quota 1293; quattro volte ho guadato il Meduna in mutande: due al mattino ed era fredda! Due al ritorno e che bello e rigenerante per le gambe! Visti 12 camosci di cui tre piccoli; due caprioli maschi; tre vipere, due berus e una dal corno: tutte bestie sorprese di vedere un bipede lassù. Sul libro di vetta le firme di una coppia di triestini saliti nel 2009.