Disore al Bec (1884 m)

Selvaggiata

Probabilmente il luogo più sconosciuto dell'alta valle del Meduna è il Tenciòn, zona compresa tra la Fous de Nearda e il Rug Čharpinuç. Dopo aver trovato, questa primavera, l'accesso al Tenciòn dal Rug Čharpinuç, mi è venuta l'idea di dare un'occhiata là dentro proponendomi di uscire in alto sulla cima Disore al Bec (toponimo proposto).

Il termine Tenciòn probabilmente deriva dalla voce latina tenère e il suo participio passato tèntus, (dalla quale deriva anche la parola tendere); la radice sanscrita di questa etimo è Tàn che significa stendere; l'accrescitivo -òn ci parla dunque di un grande luogo teso/disteso alla base delle pareti che in questo caso sono quelle del M. Celorum.

Di questa zona ho qualche notizia di frequentazione da parte di cacciatori. Salire in Tenciòn dal fondo del Canal Grande di Meduna è possibile risalendo la Fous de Nearda, ma bisogna arrivare molto in alto, circa a quota 1500 m e dunque è un esercizio dispendioso, e difatti i cacciatori utilizzavano questo percorso sopratutto in discesa. L'altro unico modo per entrare in Tenciòn è il difficile passaggio che dal Rug Čharpinuç porta sopra la prima cascata della Fous dal Tenciòn. Anche per questo itinerario scendevano i cacciatori. In particolare si racconta un episodio accaduto molti anni fa, quando l'attività venatoria in zona era ancora permessa. Un gruppo di cacciatori di Maniago e un ertano entrarono in Tenciòn per cacciarvi, dalla Fous de Nearda. La compagnia litigò sulla strada da prendere per il ritorno e l'ertano optò per il Rug Čharpinuç mentre i suoi colleghi scesero per dove erano entrati. L'ertano scivolò nella difficile discesa verso il Rug e vi precipitò schiantandosi; fu trovato grazie ai calzini rossi che portava ai piedi, affioranti dalla neve. Un suo amico lo ricordò per anni portando un fiore sul luogo della disgrazia, ma ora che è anziano non va più.

Il Rug Čharpinuç dal punto dove si entra nel Tenciòn.

Da dentro la Fous dal Tenciòn la Cima Leadicia.

Dentro la Fous.

Sotto le pareti del M. Celorum.

Avevo progettato di salire lo stavai lungo la cresta, ma la cosa si è rivelata più difficile del previsto causa salti rocciosi che obbligano a sporgersi verso il Rug Čharpinuç su mughete spaventosamente ripide e inframezzate da speroni rocciosi: un dedalo inestricabile! Mi sono dovuto spostare verso il torrente pensando di risalire quello, ma ci ho trovato dei salti mostruosi. Per un momento ho temuto di rimanere là dentro, non certo di ritrovare la strada fatta in salita, l'unica salvezza salire verso l'alto ad ogni costo.

Per fortuna ho trovato una lunga faggeta che mi ha riportato in cresta.

Tutto a destra il M. Tamaruz.

Salgo tra mughete con tracce di bestie e qualche spiazzo erboso dove trovo una bomba d'aereo esplosa.

La zona in alto è caratterizzata da pieghe rocciose molto interessanti.

Il M. Celorum cambia prospettiva; a sinistra della sella erbosa là in fondo il M. Nearda.

Si vede parte della cresta che ho percorso in primo piano; laggiù in fondo, a centro immagine, lo spiazzo prativo del rifugio Čharpin.

Dalla cima Disore al Bec verso il Tamaruz.

Dalla cima la piana del Čhampis. Notare al centro della piana un grande cerchio calpestato dagli hippies che qui hanno tenuto il loro raduno europeo 2017 (Rainbow Gathering).

Anche questa volta ho riportato a casa la pelle con grande fatica e 10 ore di cammino: salito dalla diga del Ciùl lungo il Canal Grande di Meduna fino in Čharpin e compiuta l'ascesa alla cima Disore al Bec ho traversato fin sotto il Frascola e per il Rugòn, la Forca dal Cuèl Flurit e il Vualt da li Čhan, sono calato in Val Curta.