Via pal Bos

Ovvero salita al M. Turlon per il versante Sud Est

La Berti specifica che si tratta del Monte Turlon de Val de Bos, dizione misteriosa che trova una certa correlazione nelle carte topografiche dove ai piedi del monte in versante Settimana viene evidenziato il Bosc de Val. A Claut il bosco viene detto bos e con ciò tutti i tasselli vanno al loro posto e la spiegazione del toponimo diviene logica tranne l'inversione delle parole Bos e Val. In pratica questo monte è quella torre o elevazione turrita (turion, turlon) che sovrasta il Bos de Val.

Comunque sia è evidente nell'osservatore lo stretto legame tra il Turlon e il Bos de Val che gli fa da piedistallo; un gigantesco barbacane a cengioni alternati a pareti aggettanti che s'innesta sul corpo del monte a 1700 metri di quota. Mi è parsa subito una via logica d'accesso al monte, giustificata dal toponimo. Il Bos de Val richiedeva però un'esplorazione preventiva e l'aiuto dell'amico Giacomo è stato determinante.

La cresta superiore del Bos è molto faticosa e selvaggia.

Quanto è più facile salire per l'itinerario della Sella del Turlon!

Dalle creste del Bos de Val scruto con una certa apprensione il monte cercandovi una possibile linea di salita.

Districandomi tra mughi e canalini scelgo di raggiungere la cengia che si intuisce in centro dell'immagine.

Si arrampica. Sul facile.

Esco sulla cengia che percorro verso destra fino a trovare la possibilità di salire.

La cresta del Bos de Val è ormai lontana.

Baruffo con i mughi fino a che lasciano posto ai prati sommitali.

Non c'é più storia ormai: sono in cima.

In questa bella immagine, scattata qualche anno fa da Stief, ho tracciato la via di salita.

Innanzitutto si tratta di un itinerario che dal fondovalle (Stai de Nuci) raggiunge la vetta senza nessun sentiero (solo vaghe tracce di passaggio nella parte bassa del Bos). Racchiude in se tutte le caratteristiche di una via greppistica: bosco selvaggio nella parte bassa, mughi e rocce nella intermedia e pendii prativi ripidi nel finale. Questa non è una via alpinistica, lo tengo a precisare: l'alpinismo ormai è divertimento in montagna col massimo della sicurezza. Qui c'è fatica, precarietà di risultato, ansia per l'imprevedibile imprevisto che può mandare tutto in mona, paura, lotte estenuanti coi mughi, grande esposizione a pericoli oggettivi, zecche...

Insomma una salita dura di 1600 metri con arrivo in vetta dopo 7 ore e 15 minuti: per manovali della montagna; si escludano i fighetti della mezz'ora di avvicinamento, i capomastri dallo spit facile, gli adoratori del panorama, dei monti trendy, delle conquiste da pavoneggiare. Ora posso mettere anche il tracciato perché sono certo che nessuno mai salirà sulle mie orme (escludo pure io una eventuale ripetizione...). Questa è la mia dimensione, mi addentrerò in essa sempre di più, sempre solo, come un orso. Vade retro moralisti della montagna, fatevi i cazzi vostri: se crepo riderete, ma fin che son vivo son qui a dirvi quanto siete poveri e meschini, uomini senza palle, senza il coraggio di sognare e inseguire i vostri sogni.