Cima Ettore (2077 m)

 

L'idea di percorrere la cresta del monte Burlaton (2121 m) che si protende verso est con l'anticima 2106 e la quota 2077, mi era venuta dopo la lettura del libro di Marco Favalli sugli stambecchi del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane. Nel seguire le reintroduzioni fatte sulle Caserine si è notato che uno stambecco si era allontanato verso Cima Leadicia e il Frascola attraverso il Burlaton: tale itinerario era stato determinato dalla consultazioni dei dati pervenuti tramite il radiocollare GPS di cui lo stambecco era fornito. Cercando altre notizie ho saputo che un forestale aveva tentato l'impresa desistendo perché riteneva il terreno troppo pericoloso. Da questi presupposti avevo ragione di ritenere la cresta impercorsa e la quota 2077 in fondo ad essa, cima vergine. Ho quindi accarezzato l'idea di salirci per poterla dedicare a mio padre.

Ho coinvolto nella spedizione Marco e Tiziana reduci dalla Via dei Cacciatori di Andreis sul Raut fatta il giorno precedente (1600 m di dislivello) ignari di cosa li aspettava! Tutte le foto qui di seguito sono di Tiziana.

Dai pascoli di Senons forcella del Pedòle e Caserine Alte

Partiti dal rifugio Pussa con una dolce passeggiata mattutina ci siamo portati alla malga Senons.

Da Senons Caserine Alte, Corno di Senons, Cima di San Francesco.

Dryas octopetala.

Il cadin alto di Senons era in piena fioritura cosa che ha attirato la nostra attenzione.

Gentiana di koch.

Di fiore in fiore ecco la forcella del Cuèl.

La forcella del Cuèl con la sagoma del monte Burlaton.

Il Corno di Senons e la cima di San Francesco dalla forcella del Cuèl.

Dopo una breve pausa eccoci di nuovo in marcia verso la cresta del Burlaton: miriamo alla forcelletta in centro alla foto.

Dalla cresta appare arcigna la parete nord est di Caserine Alte.

Dalla cresta mi sono portato su uno spuntone in versante sud per dare un'occhiata: la prima linea di cresta sullo sfondo è quella che dal Dosaip scende al monte Corda, la seconda è la cresta est del Raut.

La vetta del Burlaton è custodita da un passaggio su un caminetto vegetominerale piuttosto delicato.

Eccoci in cima al Burlaton. Potrebbe già essere una conquista appagante ma il mio sguardo indaga la cresta che segue: l'anticima est, in primo piano, appare un osso duro con quelle roccette...cima Ettore è lì dietro...Decidiamo di tentare almeno l'anticima est e poi si vedrà. Sullo sfondo appare bellissima la Cima Leadicia che come una sirena mi attira suonando i tasti d'avorio delle sue stratificazioni rocciose.

Le roccette dell'anticima est non fanno più paura...

Già scendiamo dall'anticima per tentare l'attacco all'ultima elevazione: cima Ettore. Ci preoccupa il tratto di cresta lì sotto.

La vetta del Burlaton dall'anticima.

-Ehi Marco com'è laggiù?

- Eh! Qua è dura!

Decidiamo quindi di lasciare la linea di displuvio per scendere verso nord e traversare sotto le rocce di cresta.

Ed eccoci in vetta: Tiziana ancora non è giunta che già, cartina alla mano facciamo i progetti per la discesa. In realtà già avevo idea di cosa fare se fossimo arrivati in Cima Ettore: scendere in casera del Cuèl e poi risalire alla forcella omonima per concludere l'anello.

Eccola la via di discesa! Invitante! Il bel crestone conduce fino alla quota 1801, detta Cima Leandrina, dove passa un itinerario descritto nella "grigia Berti" che da Pierasfezza porta in casera del Cuèl. C'è solo il dubbio di cosa ci sia sulla forcella antecedente la quota 1801, lì proprio dove ci sono due alberi, uno di qua e uno di là della forcella.

Ma si! Andiamo a vedere!

Uno sguardo scendendo, da dove siamo venuti: la severa anticima est e il tratto di cresta che la separa da Cima Ettore.

Uno sguardo scendendo al sottostante vallone del Vuar.

Tiziana si diletta con la macchina fotografica: stupenda questa immagine dal sapore dolomitico con sullo sfondo le cime gemelle Vetta e Cengle Fornezze.

Ecco cosa c'era sulla forcella: un passaggio esposto battuto dai camosci: niente di impossibile.

Dal passaggio precedente Tiziana non ha più fatto foto perché impegnata in un traverso da brivido che abbiamo preso per un mio errore di valutazione del percorso: comunque ce la siamo cavata e siamo scesi al pascolo di casera Cuèl dove c'é uno spartano rifugio di cacciatori.

Prendiamo con calma e filosofia la salita che ci porterà in forcella del Cuèl: qui i giovani mi lasciano al palo.

Eccolo il vallone a nord di forcella del Cuèl: laggiù in fondo il pascolo dell'omonima casera, con i ruderi in evidenza.

Ma ecco dall'altro lato della montagna la casera Senons che significa ritorno: se c'è un ritorno ci sarà una nuova partenza, verso altre bellissime mete.

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